L’ingresso in società: grazia e cortesia

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Lo chiameremo il “debutto in società”, ovvero quel tempo per far proprie le regole del vivere civile e fra gli altri. Ma qual è il momento giusto per insegnare ad un bambino quei comportamenti che rispecchino quella che è la società entro la quale vive, entro la quale diverrà inevitabilmente un uomo ed una donna e potrà rispecchiarsi in quanto tale? Da adulti abbiamo compreso che non è un tempo definito, che abbisogna di  costanza, di continui aggiustamenti: esso muta col mutare della società stessa, per quanto poi, si regga su regole basilari di comportamento inequivocabili perché giusti. Quando allora cominciare a dar voce a quegli insegnamenti racchiusi, ad esempio, in un semplice “grazie” in risposta ad un gesto di gentilezza ricevuto? Spesso si immagina erroneamente che un bambino sia troppo piccolo per far proprie certune norme; non è così. Attraverso l’esempio, il bambino riceve un insegnamento che non ha imposizioni e che renderà ad egli stesso facile l’apprendimento. Sarà dunque questa una prima ed autorevole – giammai autoritaria – forma per intraprendere la via al “debutto” dal primo giorno di vità.

Maria Montessori valorizzò la “buona educazione” come mezzo primario di socialità. La civilizzazione, a suo giudizio, riguardava i comportamenti idonei a permettere l’ascesa nella scala dei caratteri superiori dell’uomo. E’ questa idoneità a permettere il corretto sviluppo dei rapporti sociali. In una comunità, e soprattutto in una famiglia, intesa questa come primaria fra tutte le comunità, attiva e di primo riferimento, sarebbe un bene iniziare a sensibilizzare i bambini sui concetti di “rispetto” e “cortesia”, ovvero dandone esempio costante. La completezza dell’insegnamento nel bambino e lo sviluppo dell’attenzione alla cura ed alle esigenze degli altri sarà dunque un esercizio costante e piacevole, cosciente e gratificante.

Sempre Maria Montessori, definì tali consuetudini degli “esercizi di grazia e cortesia” o ancora, “parte dell’arredo spirituale di un uomo proiettato verso livelli più alti e maturi di umanità”. Il bambino è particolarmente sensibile alle maniere attraverso le quali viene trattato, ecco che sorpresa e delusione, dunque, dimostreranno la risposta di smarrimento al gesto brusco e sgarbato. Egli tenderà ad escludersi, a provare rabbia nella relazione, soprattutto quando l’autore di tali comportamenti è l’adulto. Da ciò si evincerà quindi che quella “buona educazione” composta da regole garbate, da gesti aggraziati, da tutte quelle norme mai scritte che ci elevano alla condizione di uomini e di donne civilizzati, sono intimamente presenti nel bambino, ed ogni tempo è dunque il tempo corretto per portarle alla luce, per dar loro forma, per lasciare che divengano parte del nostro comportamento. La famiglia è la prima “palestra” per esercitare la propria persona al repertorio di gesti e parole che rendano gradevole la relazione con gli altri.

Attraverso il costante esempio, potremo notare in un bambino che ha raggiunto l’età dei due anni, l’acquisizione di un comportamento rispettoso e collaborativo ed allora lo si potrà invitare al saluto, a raccogliere oggetti caduti, a scusarsi, a presentarsi o ancora ad usare correttamente il fazzoletto da naso, servire e mangiare a tavola. Questi sono strumenti che lo porteranno a conoscere le  regole sociali assumendo sempre più consapevolezza del proprio “io” e del rispetto per gli altri

Attraverso i rapporti sociali, inoltre, il bambino verrà a conoscenza di ciò che è collaborazione e dell’amicizia. Le norme di comportamento sono la base di questa importante scoperta.