
La maggior parte di noi, non è nemmeno a conoscenza del fatto che ci sono diversi tipi di educazione, semplicemente si educano i bambini nel miglior modo possibile riproponendo ciò che si è appreso in base ad esperienze personali . Oggi cercheremo di chiarire qualche concetto. La consapevolezza è sempre la strada del successo, sopratutto quando parliamo di educazione.
L’essere genitore comporta il doversi improvvisare, talvolta, teorici dello sviluppo infantile, interrogandosi sui perché bisognerebbe agire in un determinato modo piuttosto che in un altro.
Una parte assopita in noi, considerata ancestrale svolge una parte in questa scelta d’azione risvegliando memorie mai prima di adesso ricordate e ricordi, per l’appunto, più nitidi, stimolati dalla presenza di un bambino che richiede sola autenticità.Quando ci imbattiamo nello spigoloso mondo dell’educazione, dobbiamo porci in una condizione di accettazione e conoscenza della persona che siamo prima di poter dare all’altro; ed allora, da quali modelli o stili educativi bisogna che partiamo? Ma soprattutto, cosa abbiamo appreso, noi, per poter in questo momento offrire un equilibrio educativo ai nostri bambini?
Sarà poi quello giusto per loro?
Quando si è stati bambini noi, le figure di riferimento alle quali ci affidammo, allevarono la nostra figura secondo loro personalissimi stili e soggettivi concetti educativi che, successivamente appresi e fatti nostri, conseguentemente riproponiamo.Analizziamo assieme quali sono gli stili educativi, provando a riconoscerci ed a comprendere .
Cominciamo con lo spiegare che per “stile genitoriale” è intesa quella modalità educativa e accudente grazie alla quale gli individui svolgono le “funzioni genitoriali”, ovvero le funzioni affettive, protettive, regolative e di empatia nei confronti dei propri figli.
Lo “stile genitoriale” orienta la relazione; influenza lo sviluppo.
Lo “stile genitoriale” può Intersecarsi in diverse dimensioni che contemplano il medesimo controllo, legato all’affettività ed alla comunicabilità.
Grazie all’efficacia di uno stile comunicativo equilibrato, è possibile ottenere un sano connubio giusto tra accettazione (cioè?) e controllo.
Costante accettazione, permissivismo e scarso controllo, determina nel bambino, una forma di onnipotenza e scarsa predisposizione ad accettare qualsiasi negazione espressa nei “no”, incorrendo inevitabilmente in frustrazioni che avranno eco in età adulta.
Di contro, una totale negazione ha conseguenze altrettanto evidenti ma nel senso opposto.
I “no”, ripetuti e costanti, sono la base della scarsa autostima, di sensazioni di infelicità ed incapacità nel provare gioia spontanea.
Dunque, come correttamente si afferma, è nell’equilibrio che risiede il bene.
Per poter meglio comprendere gli “stili genitoriali”, ci riferiremo ai modelli più noti che li descrivono; proposti da Diana Baumrind negli anni ’70, questi delineano quattro principali stili:
-Autoritario
-Permissivo
-Trascurante/Rifiutante
-Autorevole
Lo stile autoritario.
Il controllo e la scarsa accettazione del bambino.
Il genitore pretende dal bambino l’obbedienza. Le regole sono assolute e non prevedono spiegazione alcuna. Si è inflessibili e distaccati di modo da poter esercitare una forma di controllo assoluto. Si utilizzano intimidazioni e punizioni, raramente lodi ed apprezzamenti. Non si accetta il figlio per quello che è; pertanto si tenta di plasmarlo a seconda di un proprio ideale.
Un bambino che subisce uno stile autoritario potrebbe, ma solitamente ha, un comportamento estremamente ubbidiente e diligente, ma poco affettuoso e spontaneo.
Nel mio lavoro lì definiamo i bambini invisibili. Sono quelli che non disturbano mai, quelli per i quali i genitori si vantano.
Lo stile permissivo è caratterizzato da un’elevata accettazione del bambino e da uno scarso controllo.
Il genitore che adotta questo stile è centrato sul bambino. È affettuoso e lo accetta per ciò che è, ovvero un bambino. Non lo guida nelle decisioni e non si sente responsabile di correggerle. Non è severo e non pretende nulla dal figlio, offrendo poche regole se non nessuna. Non ha confronto con il bambino sulle decisioni da prendere e soddisfa ogni suo desiderio anche se privo di senso.
Molti si chiederanno, perché no? Riflettendo sul fatto che ogni bambino necessita di figure adulte e coerenti che lo accompagnino nelle scelte, anche quelle più banali o che paiano tali, lo stesso bambino non risolverebbe in nessuna decisione posta tra mille varianti di scelta con nessuna regola ferma, manifestando comportamenti aggressivi che verranno letti dall’adulto come capricci. Una fermezza contenitiva non sarà qui di intesa come durezza quanto come capacità di discernimento tra poche semplici variabili.
Lo stile caratterizzato da una scarsa accettazione ed uno scarso controllo, viene definito trascurante/rifiutante.
Questo stile denota un totale disimpegno.
Nella relazione educativa vengono offerti pochi strumenti di comprensione, poche regole. Non è tenuto conto delle opinioni e dei sentimenti del bambino.
Il bambino è lasciato solo con sé stesso, non soltanto in quella che è definita sfera fisica o di contatto, ma sopratutto dal punto di vista mentale.
Un bambino è un individuo al quale pensare e sul quale agire.
L’equilibrio tra accettazione (cioè?) e controllo, definiscono infine lo stile autorevole.
L’adulto autorevole ha piena consapevolezza delle regole da dover offrire al bambino, rispetta il suo pensiero, sollecita e offre lo scambio, interagisce chiedendo non di essere intellettualmente adulto ma di essere sé stesso, nel rispetto dell’età e delle competenze a questa legate.
È un genitore autentico che mostra ciò che prova e pensa. L’accettazione incondizionata non è sinonimo di “Tutti i comportamenti vanno bene”, piuttosto il porsi in ascolto attivo ed empatico quale prerogativa a questo stile, non cercando di sostituirsi al bambino né di renderlo come lui.
Questo modo d’agire educativo pone l’accento sui quei limiti da imporre e che molto spesso rappresentano il tasto dolente per questi adulti .
I limiti, che possono rappresentare delle restrizioni, mandando il bambino su tutte le furie, sono dei “cancelli” necessari che lo proteggono, entro i quali il bambino può muoversi e sentirsi sicuro. Spesso gli adulti non pongono queste regole con coerenza, né rendendole accettabili per non incorrere in frustrazioni personali e sofferenze.
È molto importante che i bambini abbiano una visione realistica di quello che possono o non possono fare, di ciò che riescono o non riescono a fare.
La frustrazione in loro stimola la capacità del fare ad uso delle proprie risorse, attivando mentalmente la spinta alla soluzione attraverso pensieri alternativi. Tutto ciò avviene, purché il “no” dettato sia ragionevole.
La capacità dell’adulto di dire “no”, insegna al bambino il coraggio di “dire di no” a sua vola, generando la capacità di auto protezione.
Le regole andranno dunque espresse in modo positivo, preferendo il “puoi”, “non puoi”, al “si” ed al “no”.
La conoscenza degli stili genitoriali permette di avere consapevolezza sulle modalità educative che si tende a privilegiare, nonché sugli effetti che da questa consapevolezza possono generare.
Sarebbe sempre opportuno avere l’accortezza di contestualizzare ogni stile in base all’ambiente, all’età del bambino e sopratutto alla risposta di questi.
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