La pedagogia Montessori . La scelta della scuola

Negli ultimi tempi sembra esserci una vera e propria gara per accaparrarsi il nome di Maria Montessori, per la propria scuola, per i giochi, le attività, gli arredi delle camerette. Sembra essere diventato un marchio.

Ma la figura di Maria Montessori è una figura complessa e la sua filosofia, la sua pedagogia e il suo metodo vanno molto oltre una questione di mercato.

La formazione Maria Montessori l’ha portata ad avere attenzione verso lo sviluppo psico-fisico del bambino, osservando le fasi della sua vita.

L’adulto si è sempre preso il merito di essere costruttore dello sviluppo del bambino, come se fosse un vaso da riempire, senza pensare che il bambino ha grandi potenzialità dentro di sé.

Il primo consiglio a chi fosse interessato alla sua pedagogia è quello di leggere almeno le linee fondamentali della sua biografia. Aiuterà a capirne la tenacia, la potenza delle intuizioni, l’audacia, la capacità di visione, il coraggio. Perfino i suoi errori e la storia travagliata della sua maternità saranno utili per capirne il metodo.

Mandare i propri figli in una scuola con metodo Montessori è una scelta saggia, ma serve una consapevolezza importante: la filosofia Montessori deve abbracciare ogni aspetto della vita del bambino, anche a casa. E questo non perché si devono per forza comprare una particolare tipologia di giocattoli o ingegnarsi per fare travasi o fare dormire i bimbi per terra, ma perché la rivoluzione di Maria Montessori sta nello sguardo con il quale si guarda il bambino. Il bambino è il maestro.

La sua voce interiore lo guida verso le esperienze che faranno di lui una persona forte e libera, capace di uno sguardo sano su di sé e sul mondo. L’adulto è un facilitatore di questo processo. A lui il compito di preparare un ambiente che consenta al bambino di assecondare i periodi di sviluppo legati, in ogni fase della crescita, allo sviluppo motorio e del linguaggio.

Nel periodo dai tre ai sei anni c’è una coscienza del bambino molto più chiara. Il lavoro che compie il bambino è quello di impiegare al meglio le proprie potenzialità e perfezionare le conoscenze e competenze.

Per questo quando si sceglie una scuola che si definisce “Montessori” oltre all’ambiente e ai materiali bisogna fare attenzione al modo in cui gli adulti educatori si rapportano ai bambini. Perché se l’adulto è invadente, suggerisce le attività, corregge continuamente, se pensa di sapere cosa il bambino vuole prima di chiederlo al bambino allora…bisogna cercare ancora. Ma senza mai scoraggiarsi.

La ricerca della scuola che più si avvicina a quel che desideriamo per i nostri figli non è facile. Lì dove i nostri bambini sono osservati per essere compresi, con estremo rispetto e lasciati liberi di scegliere quel di cui hanno bisogno, la filosofia Montessori può portare i suoi frutti che sono frutto di libertà e di pace.

Il motore dello sviluppo di tutto è : l’indipendenza.

Avete mai pensato o visitato una scuola Montessori?

Raccontateci la vostra esperienza.

Facciamo finta che.. perché il gioco simbolico è importante

Attorno al primo anno di vita e per tutta l’età prescolare il gioco dei bambini diventa simbolico. Si caratterizza, insomma, per una sorta di rappresentazione fantasiosa della realtà attraverso la quale il bimbo struttura il proprio sviluppo cognitivo, sociale e affettivo.

Quando il bambino prende atto delle sue competenze e acquisisce confidenza con il movimento e con il linguaggio, adotta un comportamento ludico caratterizzato dalla finzione, dall’interpretazione, dall’assunzione di ruoli. Verso i 24 e i 30 mesi, capita di vedere bambini sotto ai 18 mesi già pronti per giochi simbolici, il gioco simbolico diventa lo strumento conoscitivo ed espressivo attraverso il quale il piccolo cresce sia dal punto di vista cognitivo, sia per quanto riguarda la sfera sociale, sia per ciò che concerne l’aspetto affettivo.

Fanno parte di questa categoria tutti i giochi di ruolo:

Il far finta di…le bambole, i peluche, i burattini, i pupazzi…i giochi che riproducono il mondo di chi si prende cura di loro.

Quali attività

⁃ Giocare a cucinare

⁃ Giocare a far la spesa

⁃ Giocare al pic nic

Crescendo il bambino affina la sua esperienza del mondo, il gioco simbolico diventa più complesso e assume nuovi significati che vanno ben oltre la semplice imitazione del comportamento degli adulti.

Cos’è la Learning Tower

Ultimamente si sente spesso parlare della Learning Tower, cioè la torre dell’apprendimento L’argomento mi ha molto incuriosita ed ho voluto approfondire.

La Learning Tower , cos’é?

Potremmo definirla una scaletta con pedana per raggiungere la cima ed evitare cadute. Di per se è un elemento molto semplice ma utile per rendere i bimbi indipendenti. Il suo scopo è poter permettere ai più piccoli, la possibilità di raggiungere anche i mobili più alti, a volte inaccessibili.

Inoltre é il supporto giusto per rendere i bambini il più possibile autonomi. Potranno lavarsi le mani da soli nel lavandino e potranno aiutare la mamma a preparare la cena, molto utilizzata per coinvolgere i bambini nelle attività di cucina, diventerà un piacere preparare la cena o tanti dolci.

Perché utilizzarla ?

• è un modo sicuro per dare la possibilità ai nostri piccoli bambini di stare alla nostra altezza.

• Con la Learning Tower hanno modo di accedere agli scaffali più alti e soddisfare la voglia di arrampicarsi, una delle cose più attraenti per un bimbo alla scoperta delle sue potenzialità motorie.

• la Learning Tower è facilmente accessibile e soprattutto gli regala un solido equilibrio che con una sedia normale o uno sgabello non è neanche lontanamente immaginabile.

• vederli salire e scendere in maniera del tutto autonoma, regala loro un’autostima e una consapevolezza maggiore dei propri mezzi, in una fase della loro vita in cui sono perennemente alla scoperta di cose nuove.

A che età si usa una Learning Tower?

Una Learning Tower si inizia ad usare nella fase successiva ai primi passi quando il bambino ha una sua stabilità e inizia ad arrampicarsi. Il metro di misura? una volta che il bambino riuscirà con successo nella scalata del divano di lì a poco sarà pronto per approcciare alla Learning Tower, più o meno dei 18 mesi di età .

E sarà un oggetto che potranno utilizzare a lungo fino ai 6 anni.

Alcuni modelli

Learning Tower

Sommersi dai giocattoli.

Si avvicina il Natale, mamme, papà, nonni, zii, tutti alle prese con l’acquisto di un dono speciale.

Ma, tanti regali e tutti insieme confondono e stimolano eccessivamente il bambino.

La giusta strategia sarebbe donarli uno alla volta, risvegliando così il suo interesse.

Alcune strategie

-Orientiamoci verso giocattoli adatti all’età del bambino, non quelli che potranno essere utilizzati solo dopo mesi o anni, ma neppure quelli troppo elementari per la loro età.

-Offriamo al bambino pochi giocattoli. Quando il bambino avrà esaurito il proprio interesse possiamo sostituirli con altri.

-Spesso i bambini sono attratti da oggetti comuni. Un bambino può stare per ore a giocare con una scatola di cartone, dei pezzi di carta, un mestolo. Con la sua fantasia riuscirà a trasformare questi oggetti in magia.

– I giochi dovrebbero sempre avere una giusta collocazione. Utilizziamo scaffali a vista o un grande contenitore, dove posizionare pochi giochi. Tanti giocattoli sparsi per la stanza e in giro per la casa confondono il bambino, lo abituano al disordine e non gli permettono di scegliere.

– È importante orientare parenti e amici.Una sana comunicazione abituerà tutti a questa consuetudine.

Ciò che muove il bambino all’attività è un impulso interiore primitivo, quasi un vago senso di fame interna, ed è la soddisfazione di questa fame che lo conduce a poco a poco ad un complesso e ripetuto esercizio dell’intelligenza nel comparare, giudicare, decidere un atto, correggere un errore.”

Maria Montessori

Apriamo bene le orecchie

Immagine dal web

Ascoltare un bambino significa mettersi alla sua altezza e guardarlo negli occhi, non interromperlo quando parla. Perché saper ascoltare i bambini contribuisce a infondere loro gioia, sicurezza di sé e autostima.Ascoltare una persona in generale significa sospendere il nostro tempo e i nostri giudizi per concentrarci solo su quello che ha da dirci e accogliere con attenzione le sue parole.

 Proprio come un adulto a cui dedichiamo il nostro tempo , anche i bambini hanno bisogno di essere ascoltati in un tempo dedicato solo a loro e senza essere giudicati. 
Mettetevi fisicamente alla sua altezza
Quando il vostro piccolo ha qualcosa da dirvi, mettetevi seduti o in ginocchio, in modo da essere alla sua altezza e poterlo guardare dritto negli occhi. I bambini in questo modo capiscono che siete davvero interessati a comunicare con loro e pronti ad accogliere le loro parole. Non fate mai trapelare impazienza o fretta.
Non anticipate quello che ha da dirvi
Cerchiamo di evitare di interromperli mentre parlano , lasciamo che da soli trovino le parole per comunicare.

Spesso i bambini incespicano, faticano a trovare le parole, si dilungano in particolari per noi inutili: questo è il loro modo di comunicare e va accolto e rispettato”.
Quando voi dovete dirgli qualcosa indicate le sue “orecchie”
Quando desideriamo che ci ascolti indichiamo le orecchie ,per un bambino è qualcosa di astratto; se gli dite che vi deve ascoltare con attenzione, non capirà bene quello che significa. E’ fondamentale quindi riportare il concetto astratto su qualcosa di pratico, indicate le sue orecchie e ditegli: “Bene, ora apriamo le orecchie” Il richiamo a una parte concreta del suo corpo lo aiuterà a comprendere cosa vuol dire “ascoltare”.
Ogni giorno dedicate del tempo esclusivo all’ascolto.
Possono bastare anche solo dieci minuti, l’importante è però che siano esclusivi: abbandonate cellulari, computer, radio, televisione. Dieci minuti durante i quali farvi raccontare la giornata o giocare con loro senza distrazioni.

Questo breve tempo esclusivo è preziosissimo, è un tempo di qualità perché è assoluto e fa capire loro quanto mamma e papà sono li per lui.

I bambini possono imparare ad ascoltare sono se prima hanno imparato ad essere ascoltati . 

Felici a tavola

La “Cicogna” si sa, ha molto a cuore il tema dell’alimentazione infantile, considerandolo di fondamentale importanza per la costruzione di indipendenze future e sicurezze in senso lato. Alimentazione vuol dire scoperta, evoluzione, arricchimento, ovvero un lungo percorso di crescita che conduce alla consapevolezza diretta del cibo, nonché alla sua importanza intesa quale nutrimento, per estendersi ad una consapevolezza interiore ed un volersi bene. E “volersi bene” vorrà anche dire “saper fare bene”, ovvero saper gestire gli strumenti che accompagnano la nostra pappa, dal piatto alla stoviglia (rigorosamente la stessa che utilizza la mamma ed il papà) così che l’essere in grado di portare il cibo alla bocca, sia riconosciuto come una capacità naturale. Un piccolo ed iniziale aiuto al rituale dello stare a tavola, non dovrebbe trasformarsi in una costante limitazione; fidatevi dei vostri bambini, del loro infinito potenziale. Non distraeteli (gli aeroplani li condurranno in giro per il mondo a tempo debito, ciò che adesso è sotto il loro naso ha un nome ed un più importate significato).

 A tal proposito, ringrazio una mia lettrice -mamma di due gemelli- che ha concesso di condividere con voi il video che troverete di seguito, e che racconta più di quanto le parole possano dire. 

Buona visione e grazie a Silvia e al piccolo Samuel (18 mesi).

La parola corretta. Lo sviluppo del linguaggio


Il linguaggio avviene attraverso i primi scambi con il neonato. La qualità del linguaggio udito dal bambino l’aiuterà ad acquisire un lessico preciso e ricco di vocaboli.

Il bambino sin da piccolo capisce e assimila quello che sente prima di produrre le prime parole. Tra i 15 mesi e i 3 anni che si evolve sorprendentemente. 

Come possiamo aiutarlo 

Possiamo aiutare il bambino ad acquisire un lessico ricco e preciso cercando di adoperare i termini esatti. Per esempio la parola ” borsa”, indica vari oggetti, importante è la denominazione corretta. La realtà assume più ricchezza se la descriviamo con le parole giuste. 

Gli strumenti 

I libri sono un ottimo supporto al linguaggio è un fondamentale veicolo di cultura, ma bisogna sceglierli con attenzione.

Leggiamo al bambino storie vere che lo aiutino a migliorare il suo linguaggio e a scoprire il mondo reale. 

Il carnevale dei bambini . Rispettiamoli. 

La vita familiare sempre ricca di tante felici ricorrenze , le feste diventano magiche quando in famiglia vi è la presenza di un bambino. Mamme, papà, nonni, zii, tutti felici di vivere questo momento e vorrebbero che anche il bambino lo fosse. E così, anche il Carnevale diventa una festa attesa dagli adulti ma non sempre lo è per i bambini. Così ci si adopera alla ricerca del vestito perfetto , ma perfetto per chi?  Ma non tutti i bambini amano mascherarsi!. Spesso avviene soprattutto per i bambini che non amano sentirsi al centro dell’attenzione di sentirsi impauriti e a disagio davanti ad una parrucca ad un capello o una maschera, succede spesso ai bambini più timidi, quelli meno disposti a vivere i cambiamenti con leggerezza. Inevitabile sarà guardato , toccato,fotografo da tutta la famiglia, sistemato più di quanto il bambino lo desidera davvero. 

Ma cosa vuol dire per un bambino mascherarsi!? 

Per un bambino mascherarsi vuol dire aver ben chiaro il concetto di realtà e fantasia , certi personaggi che fanno parte delle loro vite esistono per davvero nelle loro menti e questo può provocare disagio e spavento . Rispettiamo allora il loro sentire senza costringerli. Succederà quando sarà più grande, quando desidererà imitare o esorcizzare qualche personaggio che sceglierà il vestito più adatto a lui.

Troppe volte siamo noi adulti a decidere per i bambini ,questo è ovvio e naturale per ciò che riguarda la sua salute e la sua sicurezza ma diventa innaturale quando prevarichiamo la sua volontà non osservando i suoi reali bisogni ,pretendiamo troppo da loro e inconsciamente svalutiamo il loro essere,sforzandoli ad imitare gli altri . 

Quando il bambino sarà più grande sarà capace di discernere le cose utilizzando così un costume che sentirà veramente suo.

Come possiamo aiutarlo

Ci sono tanti modi per coinvolgerlo in questa festa, con coriandoli, trombette e richiami del Carnevale, una semplice maschera anche solo da portare in mano, portarlo in giro sarà bello ugualmente anche se non sarà mascherato, si divertirà comunque senza essere messo sotto i riflettori che piacciono tanto a noi adulti. 

Buon Carnevale. 

Il permesso di essere diverso. I gesti e le parole che ci fanno stare bene.


Parliamo molto spesso delle tappe evolutive del bambino ma come possiamo agire per nutrirlo attraverso carezze negative o positive?  
Il bambino afferma la propria autonomia ma prima deve separarsi e creare una sua identità.Ma cosa vuol dire quando utilizziamo il termine SEPARAZIONE. 

Con “separazione” indichiamo lo stadio in cui il bambino sente di essere diverso e noi gli diamo il permesso di pensare e sentire diversamente da noi. Dai diciotto ai tre anni il bambino si lancia all’esplorazione dell’ambiente sociale. Il suo agire a volte diviene provocatorio, in questa fase si acquisisce la capacità di controllare gli sfinteri e di riconoscere lo stimolo. Questo sotto l’aspetto psicologico determina la differenza fra sé e l’altro e la nascita di una propria identità. Siamo nella fase del ” NO”. Il bambino cerca di affermare la propria indipendenza ma anche la scoperta dei limiti che i genitori pongono. Possiamo aiutarlo ad esprimere le proprie emozioni, di essere diverso e separato dagli altri familiari. L’attività verbale si consolida e il bambino può essere invogliato ad utilizzare un pensiero logico. Le regole saranno fondamentali non rinunciando però all’accettazione incondizionata. Se il bambino in un momento oppositivo butta tutti i giocattoli fuori dalla cesta, anziché dirgli :perché butti tutto in giro? Sei cattivo!! , ( carezza negativa incondizionata); sarà piuttosto il caso di dire con fermezza : chi mette in disordine deve riordinare , questa volta lo faremo insieme, ( carezza negativa condizionata che pone una regola e stabilisce una causa-effetto) 

Il compito dell’adulto è di sostenere e indirizzare la crescita all’interno di un clima famigliare sereno . 

Lo spannolinamento, a piccoli passi verso l’autonomia.

È giunto il momento di togliere il pannolino ci troviamo tra i 18 e i 28 mesi, i genitori fieri e motivati arrivano a questo giorno non privi di ansie e dubbi , sarà veramente pronto?si chiedono spesso.

Dubbi legittimi, essendo questo un momento della fase dello sviluppo del bambino molto delicato e determinante alla gestione della propria persona. Proprio per questo ci si interroga come adulti se si è veramente capaci di sostenerli.
Riuscirò ad accompagnarlo in questo momento di grande conquista verso l’autonomia ? 


( foto dal web) 

Nelle fasi di sviluppo del bambino intorno ai 12-14 mesi ha inizio un processo di mielinizzazione delle fibre nervose che prelude a quello del controllo sfinterico.  

Per mielinizzazione in medicina si intende la maturazione ultima del sistema nervoso centrale per una più veloce ed efficiente veicolazione dell’informazione. Il controllo sfinterico si acquisisce attraverso la comprensione da parte del bambino di ciò che succede nel proprio corpo e attraverso un esercizio ripetuto e costante dell’azione. 

Per quello che riguarda gli aspetti fisiologici dei bambini, noi adulti dovremmo essere degli attenti osservatori, mettendoci dalla parte del bambino.

Più gli diamo fiducia più la situazione sarà agevole. Diversamente quando l’adulto spinge, decidendo in autonomia i tempi del passaggio, senza considerare i segnali del bambino, crea in questi,resistenza. Gli aspetti fisiologici come il cibo e il controllo degli sfinteri, sono aspetti attraverso i quali il bambino ha pieno dominio del proprio corpo, può pertanto decidere se mangiare o no, defecare o meno.

È fondamentale la serenità dell’adulto di fronte a questo passaggio evolutivo. Più l’adulto,insiste, più il bambino ritarda e si oppone.

Fondamentale è osservare i segnali:

⁃ Linguaggio

⁃ Sviluppo autonomie ( vestirsi e svestirsi da solo)

⁃ Maturazione fisiologica del controllo degli sfinteri ( il bambino diventa maturo, inizia a percepire dei cambiamenti fisiologici, scoprendo una nuova sensazione corporea. Comunica che arriva la pipì o la cacca o subito dopo o subito prima)

⁃ Volontà e desiderio del bambino di crescere e diventare grande.

⁃ Dirada durante la giornata i momenti di pipì . Il pannolino non risulterà sempre pieno, sopratutto nel pisolino pomeridiano.

-Distingue pipì e cacca, conosce ed utilizza correttamente le parole corrispondenti;

-Avvisa l’adulto della necessità di espletare i propri bisogni.

Alcuni spunti di riflessione 

Importante e determinante per la serenità di tutti non attuare forzature ma seguire i tempi del bambino. Più insisto più il bambino resiste.

Essere il suo sostegno emotivo per aiutarlo a rinforzare emotivamente questa conquista. Predisporre un ambiente pensato, il vasino sin dai primi momenti, va tenuto in bagno,non davanti la tv, metterci accanto dei libri e sopratutto esserci per lui.

Per aiutare il bambino ad acquisire l’autonomia necessaria diamogli dei vestiti comodi, facili da sbottonare e sfilare. Meglio evitare quindi body, vestiti con chiusure sulla schiena o difficilmente raggiungibili dal bambino.

Preferite quindi vestiti elastici, morbidi, semplici da gestire e quando il vostro bambino manifesterà il bisogno di recarsi in bagno non sostituitevi a lui: dopo avergli mostrato le azioni da compiere per raggiungere il risultato finale lasciate che si spogli da solo, che si sieda e che rimanga seduto per tutto il tempo necessario, senza pressioni e senza fretta. 
Anche in questo caso le routine risultano essere fondamentali. Sottoporlo a continue domande sul andare al bagno potrebbe suscitare stress e ansia nel bambino. Piuttosto sosteniamolo abituandolo a recarsi in bagno prima e dopo momenti come il riposo o il pasto, prima e dopo essere usciti di casa, prima e dopo il nido.

Conclusione 

Non esiste una formula precostituita valida per tutti, ogni bambino ha la propria peculiarità ed è importante rispettarla senza forzature e grosse pretese, necessarie solo a noi e non a lui.

Sarà il bambino a suggerirci il momento giusto e a noi spetterà solo il compito di agevolare rispettando i suoi bisogni e sopratutto i suoi tempi.  

Se riteniamo dopo vari tentativi che il bambino non è ancora pronto sul piano emotivo, è giusto fare un passo indietro senza creare forzature che potrebbero rallentare l’intero processo.

Chi non comprende che insegnare a un bambino a mangiare, a lavarsi e vestirsi, è lavoro ben più lungo, difficile e paziente che non imboccarlo, vestirlo, lavarlo?