
La natura, nella sua infinita sapienza, traccia una linea di demarcazione fra i primi tre anni di vita del bambino e il periodo successivo.
La prima infanzia è paragonata, da Maria Montessori, alla vita embrionale.
Durante questo primo periodo ci sono sviluppi, separati e indipendenti, come il linguaggio, il movimento, la coordinazione, ma privi di quella consapevolezza che sorgerà dal terzo anno di vita in poi, come una nuova nascita.
L’unità cosciente, della personalità di un bambino, si manifesta solo quando varie parti, sia queste fisiche che celebrali, sono compiute.
Il bambino di tre anni perfeziona, in coscienza, le precedenti acquisizioni, come il linguaggio appreso, che si arricchisce sempre di più di significato.
La mano diviene l’organo principale della volontà, e il suo sviluppo motorio adesso è sviluppo di coscienza e interazione col mondo, non più dunque esercizio, ma reciprocità tra pensiero e realtà tangibile.

Avrete per certo notato quanto i bambini, in questa seconda fase della vita, siano assorbiti quando lavorano manualmente, questo perché al gesto manuale è subentrata adesso la contezza.
E mi riferisco al maneggiare cose e oggetti che appartengono alla vita vera.
Il bambino sente il bisogno di riprodurre il lavoro degli adulti, lasciando noi meravigliati dalla capacità di gestire e collaborare, dal provato interesse che li spinge all’imitazione, tralasciando i giochi in suo possesso ( giochi tra l’altro finiti, inanimati ).

In situazioni semplici con minore varietà di stimoli indotti, il bambino appare più sereno perché libero di provare e di vivere appieno la propria natura.
Solitamente offriamo loro giochi che spesso finiranno col rompere, smontare, passando da questo all’altro senza in realtà soffermarsi su nessuno, per poi risolvere che
impastare della farina, lavororare con della terra, cucinare, sono attività che assorbono il bambino. Sapete il perché? Non vi è vita reale in un gioco impersonale.
Non sforziamoci dunque di offrirgli mille giochi e altrettante attività; ciò che a loro occorre in questo nuovo stadio evolutivo è quello che hanno attorno a sé.
Il bambino a questa età si impegna ad imitare gli altri in tutte le esperienze della vita, ma dobbiamo offrigli la possibilità di farlo.

“Quando i bambini ebbero finalmente in mano oggetti veri e reali, la loro prima reazione non fu quella che ci eravamo aspettati. Mostrarono una personalità diversa, affermando la propria indipendenza e rifiutando ogni aiuto.”
(Educazione per un mondo nuovo).