Leggere fa bene a grandi e bambini. Scopriamo il perché

Acquisire la capacità di leggere, farlo assieme ai bambini, è un gesto d’amore. Questa capacità può fare meraviglie.

Leggere aiuta i bambini ad acquisire familiarità con il discorso parlato, con i suoni delle parole.

Integrare la routine quotidiana con una lettura naturale, farà sì che questa diventi un gesto irrinunciabile.

L’ascolto di storie, in pratica, arricchisce il bambino di parole e accelera la maturazione intellettuale; permette inoltre l’identificarsi in altri da sé stesso, così da comprendere e conoscere, senza sottovalutarne l’aspetto emotivo, il mondo altrui.

Nasce e si stabilizza ulteriormente una relazione stretta tra il bambino e il lettore.

“Diverse ricerche scientifiche – aggiunge Tamburini – hanno dimostrato che leggere ad alta voce, con una certa frequenza ai bambini, fin da quando sono piccolissimi, influenza lo sviluppo cognitivo e linguistico, ma anche emotivo, affettivo e relazionale”.

Ha per esempio un effetto positivo sulla relazione genitori-figli, perché rappresenta un’occasione in cui mamma o papà staccano la spina per dedicarsi a loro.

“È un gesto d’amore, un’esperienza positiva e piacevole che rafforza il legame e l’attaccamento sicuro. Inoltre, attraverso le storie i bambini imparano a riconoscere con più facilità le proprie emozioni e quelle altrui”.

Favorisce lo sviluppo intellettivo.

Costruire gradualmente sin dalla nascita una biblioteca, apre le porte della fantasia, con amore e naturalezza.

Un ambiente stimolante, in cui il libro è parte della casa e delle normali attività del bambino, come spiega il noto pediatra Tamburlini “favorisce lo sviluppo del linguaggio e facilita l’apprendimento nel bambino piccolo e, in prospettiva, migliora le capacità di lettura ed espressive nel bambino più grande: pone cioè le basi per il futuro conseguimento di buoni risultati scolastici”.

Cosa è la letteratura per l’infanzia?

Di seguito, un breve ma illuminante passaggio del corso “Bambini e lettura” cosa, quando, perché leggere da 0 a 12 anni; a cura di Lorenzo Naia

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⁃ La letteratura per l’infanzia è l’insieme delle opere che utilizzano la parola scritta, rivolte alla fascia d’età dello sviluppo. Il grande vantaggio del poter definire cosa sia la letteratura per l’infanzia – aspetto tutt’altro che scontato – fa sì che si possano riconoscere le caratteristiche dei lettori più giovani, che, in quanto bambini, hanno esigenze specifiche, diverse da quelle degli adulti, e al contempo sono lettori in formazione, ovvero che stanno imparando anche cosa sia un libro e cosa significhi leggere.

Lo svantaggio, però, è considerare la letteratura dell’infanzia come una letteratura minore, un’imitazione ridotta o semplificata di quella rivolta agli adulti, svilendo così il fondamentale compito che in ultima istanza la narrazione ha per un bambino: custodire il suo immaginario.

I benefici della lettura

SUL PIANO COGNITIVO

– Allena a processare informazioni

– Stimola l’immaginazione e la fantasia

– Espande il vocabolario

– Migliora le capacità di attenzione, concentrazione e memoria

– Aiuta ad interiorizzare la struttura di una narrazione

SUL PIANO EMOTIVO

– È fonte di divertimento e gratificazione – Favorisce l’introspezione

– Offre uno spettro di emozioni diverse da sperimentare indirettamente

– Pone gradualmente di fronte a situazioni di vita

Tipi di libri:

Non mi soffermerò qui sui temi e sui generi letterari, per i quali ogni tentativo di catalogazione risulterebbe riduttivo, ma sul rapporto testo-illustrazioni.

Albo illustrato:

PAROLE + IMMAGINI

Libro illustrato:

PAROLE > IMMAGINI

Silent book:

PAROLE < IMMAGINI

Graphic novel e fumetto

pop up e libri interattivi:

Il testo e le illustrazioni creano un tutt’uno complementare

Il testo prevale, le illustrazioni sottolineano alcuni passaggi.

Le illustrazioni prevalgono, la narrazione c’è ma è il lettore a darle corpo.

Il testo e le illustrazioni sono inscindibili, in un linguaggio peculiare.

Il testo e/o le illustrazioni assumono forme insolite o inaspettate.

Cinque consigli per trasmettere il piacere della lettura ai più piccoli,

da un mio articolo per IKEA Italia di Lorenzo Naia

1) Lasciate che siano loro a decidere cosa leggere, senza giudicare. Non esiste un racconto giusto o sbagliato, deve essere un’attività gratificante! Per cui va bene anche se chiedono lo stesso libro tante volte.

2) Ogni tanto provate a proporre voi una lettura, può essere una piccola sorpresa oppure un regalo per un’occasione speciale, l’importante è che quella storia vi piaccia sinceramente, perché così si percepirà il vostro entusiasmo.

3) Allestite un piccolo angolo lettura, che volendo si può utilizzare anche per giocare. Bastano poche cose, purché siano morbide e confortevoli: tappeti, cuscini, teli… Non dimenticate, però, qualche dettaglio che parli di voi.

4) Stabilite un momento fisso della giornata, in modo tale che diventi parte della routine quotidiana, che diventi un rituale. Prima di andare a letto, ad esempio. Ritagliatevi un po’ di tempo e mettetevi super, super comodi!

5) Non è necessario saper interpretare come attori, trovate una modalità che vi faccia sentire a vostro agio. Cercate soprattutto di ricordarvi che leggere insieme vuol dire condividere un’emozione.

L’angolo lettura

da un mio articolo per unprogetto.com:

Sono piccole zone della casa o della cameretta allestite con cura per creare intimità, voglia di scoprire, senso di benessere e, soprattutto, per trasmettere il piacere della lettura ai bambini.

Non per forza occorrono grandi metrature, il principio orientativo è ricreare l’atmosfera di una tana in cui rifugiarsi: il bambino la sentirà fin da subito come un’area personale, dove intrufolarsi volentieri, talvolta condividendola con l’adulto.

Alcuni suggerimenti:

– materiali morbidi e forme arrotondate – spazio circoscritto

– oggetti ad altezza bimbo

– libri di piatto

– qualche dettaglio personale -.

Concludiamo dicendo che dedicare del tempo alla lettura è un gesto d’amore verso noi stessi e verso i bambini, addobbiamo le nostre case con libri, facciamo in modo che profumino di carta, creiamo nelle loro camere librerie accessibili, la possibilità di poter toccare, assaporare è la prima tappa verso l’esplorazione, verso quel viaggio d’apertura al mondo della conoscenza.

Una mamma non andrebbe lasciata mai “sola”. Equilibri precari ai tempi del Covid

In queste settimane di quarantena tutte le nostre abitudini sono cambiate. Le famiglie hanno dovuto trovare un nuovo equilibrio e le mamme, in particolare, assumere ruoli differenti tra le mura di casa, facendo fronte alle esigenze dei più piccoli oltre che ai propri compiti professionali.

Illustrazione: The_best artist

Un’impresa quotidiana che già di per sé basterebbe a smuovere convinzioni alle quali credevamo saldamente, già qualche mese fa.

Tutto questo stare rinchiusi, in costante condivisione di tempi e spazi, ha creato necessità particolari che mal coincidono con il ruolo materno.

Per chi ha continuato a lavorare da casa, in smart working (il lavoro non è mai andato incontro all’infanzia, bensì viceversa) è emerso un velato senso di colpa, di divisione.

Intanto che impegni tutta te stessa nel lavoro, nello studio o in formazione, ecco che i tuoi figli chiedono di te. Non tralasci nulla e intanto con il corpo e con il cuore ti prendi cura di loro; sempre meno di te stessa. Li rassicuri e contieni, ma non puoi includerli in quel mondo che non è fatto per essere condiviso (unico spazio che riesce ancora a tenerti ancorata al mondo esterno).

Per quanto tu possa amare le stanze delle tua casa, quell’altra e virtuale ti è necessaria.

Il mondo del lavoro non ammette scivoloni; sei dentro o sei fuori.

Sono tanti gli esempi di madri che rinunciano al proprio lavoro. Ciò avviene adesso, ed è avvenuto anche prima che questa emergenza comparisse nella nostra realtà; ma è con oggi che forse tutto emerge in maniera più evidente.

È davvero faticoso assumere un doppio ruolo.

Se eri tra le fortunate di ieri, magari lavoravi poche ore al giorno, giusto il tempo che tuo figlio, o i tuoi figli, trascorrevano al nido; il resto della giornata era per loro.

E oggi?

L’aspetto che ci lega al desiderio di non essere “tutta o solo mamma” (perché non accade nulla se diciamo a noi stesse che parte della nostra vita non vogliamo e non possiamo dividerla con nessuno), quell’idea di noi stesse che abbiamo conquistato e che vogliamo tenere salda, oggi è ammessa fra le mura domestiche e mal concilianti in entrambe le direzioni: mamma-professionista e professionista-mamma.

Tornare alla propria postazione virtuale di lavoro acuisce la sensazione di perdere parte nel ruolo domestico, materno, ma anche e soprattutto che la nostra professione in veste mamma non abbia un futuro roseo.

Soddisfare ogni giorno le esigenze fisiche ed emotive dei bambini non è cosa da poco; ricorda l’essere sempre in costante equilibrio tra un’idea e la sua realizzazione. Sembra talvolta scontato ma non lo è.

L’impegno di una mamma è totale, specie se si affronta in gran parte senza deleghe. I bambini richiedono la totalità in ogni aspetto, in ogni espressione, sempre. I bambini sono avidi d’amore. E proprio questa totalità ci svilisce, così come ci inorgoglisce.

La maternità svela aspetti di noi che prima sconoscevamo, ecco perché andava scissa dalla professione: per tutela.

Le mamme, un tempo, e forse in alcuni luoghi ancora oggi, non venivano mai lasciate sole.

Oggi questa situazione di distanziamento sociale sta ribaltando ogni rete di sostegno.

Si apre così una spirale di solitudine, quella che assilla la mente delle mamme e ancor più delle neo mamme, fagocitate dal desiderio di attenzioni del proprio bambino, e ancora e comunque impegnate nella loro professione; e di loro stesse neppure più l’ombra.

Il mio pensiero, oggi, è proprio rivolto a loro.

Una madre non andrebbe mai lasciata sola.