Esiste davvero una scuola per genitori?

Ci sono cose che in realtà non troverai mai scritte fra i libri, o meglio le troverai, ma non è detto che siano quelle giuste per tuo figlio.

Negli ultimi anni un’inversione di tendenza ammette uno stile di vita che promuove la vicinanza tra i genitori ed il piccolo, avvalorata da recentissimi studi pediatrici e da altrettante ricerche in merito. Sono nati parallelamente frequenti corsi e campagne promozionali sulla bontà di tale vicinanza che variano dall’allattamento al seno a richiesta, alla fascia porta bebè, quindi alla pratica del portare, alla condivisione del sonno.

Tutte pratiche corrette, ma…

Il contatto e la vicinanza certo regalano al bambino senso di sicurezza e fiducia. Assecondare tali pratiche e suggerimenti regala la consapevolezza di stare facendo la cosa giusta, quantomeno la migliore, però non sempre i risultati eguagliano le aspettative. Trascorsi i primi mesi, calati nella teoria e nella pratica, ci si accorge che proprio nostro figlio non risponde alla lettera a quegli stimoli del sonno che auspicavi continuati per tutta una notte; che distrarlo progressivamente dall’allattamento risulta una più ardua impresa; che il portare non è in linea col temperamento del piccolo.

Cosa accade allora nella testa delle mamme a questo punto?

Accade che queste riprendano a interrogarsi, a cercare di comprendere come abituare il proprio bambino a dormire, a condurlo fuori, a nutrirlo, insomma ad ogni altra bontà che sia stata appresa sui libri, attraverso i libri e i blog e le pagine…

Proprio sull’addormentamento, dopo due giorni di riflessioni sono giunta a questa conclusione:

Non puoi insegnare ad un bimbo a dormire, puoi aiutarlo a trovare un modo per rilassarsi dall’incessante processare di energie e stimoli, fino a scivolare nel sonno.

Ciò che cerco di dirvi è quanto segue:

Tutti i bambini dormiranno, prima o dopo. Il punto è quanto prima o quanto dopo, e con quali dinamiche. Il cervello di un bambino non è fisiologicamente maturo per dormire ininterrottamente; capita però che alcuni bambini riescano a riaddormentarsi da soli, senza che ce ne accorgiamo, attraverso risorse differenti dal pianto o dalla ricerca di contatto. I più, vanno accompagnati, accolti, compresi.