In Italia la legge prevede la possibilità per le famiglie di provvedere direttamente all’educazione, istruzione, formazione dei propri figli, senza cioè che questi ultimi frequentino una scuola.
Il quadro normativo di riferimento si rifà agli articoli 30 e 34 della nostra Costituzione, le leggi n. 104 art. 12 comma 9 del 05/02/92 e n. 296 art. 1 comma 622 del 27/12/2006, nonché i decreti legislativi n. 297 art. 111 comma 2 del 16/04/1994, n. 76 art. 1 comma 4 del 25/04/2005, n. 62 art. 23 del 13/04/2017, e il decreto ministeriale n. 489 art. 2 comma 9 del 13/12/2001
È una scelta importante quella di non delegare a nessuna istituzione la formazione dei propri figli. Essa coinvolge la vita di tutta la famiglia e prevede, a cascata, una serie di decisioni e chiamate in causa di tutti i membri del nucleo familiare. Questo perché l’educazione parentale o Homeschooling è prima di tutto una scelta di vita, una particolare visione della società, della genitorialità, di cosa voglia dire formazione e cultura.
Decidere di dedicarsi all’educazione parentale, perché si hanno riserve e critiche verso il sistema scolastico, non può essere, a mio avviso, il motore della scelta.
L’homeschooling mette radici sane a partire da una visione positiva e coinvolgente della vita familiare, una visione originale legata al tipo di educazione scelta, a modelli di riferimento creativi e flessibili, non a rigide visioni che individuano nella scuola l’origine di tutti i mali.
Esistono molti modi, infatti, di declinare l’homeschooling, alcuni di questi coinvolgono anche, lì dove è possibile, la scuola, soprattutto per la fascia di età 0-6.
Educazione parentale non vuol dire fare da istitutori o istitutrici ai propri figli, insegnare loro a leggere, scrivere e fare di conto, come si diceva un tempo, applicando lo stesso ritmo della scuola. Significa piuttosto guardare alla vita, in tutte le sue sfaccettature, come ad una imperdibile opportunità per imparare a vivere, appunto. Significa assecondare le curiosità, le predisposizioni, i talenti dei propri figli, prendendosi in prima persona la responsabilità di farli crescere secondo la loro unicità.
Certo, dovranno di anno in anno, dalle elementari al diploma di scuola secondaria di secondo grado, affrontare da esterni degli esami per veder riconosciuto il percorso fatto, ma quegli obiettivi saranno solo una parte del cammino compiuto, raggiunto comunque in modo del tutto personale.
Si potranno prediligere le lingue o l’arte o la matematica, a seconda delle predisposizioni di ciascuno. Si potranno anche mettere insieme più bambini o ragazzi se si trovano famiglie con le quali condividere un progetto.
Ogni cosa che accade durante la giornata potrà essere il punto di partenza di un percorso formativo, soprattutto se fin dalla primissima infanzia le domande dei piccoli saranno state prese sul serio: “Perché piove?”, “Perché la lavatrice gira?”, “Perché le zanzare pungono?”, “Perché le lacrime sono salate?”. Se prendessimo sul serio questi quesiti e la costruzione delle risposte, avremmo già soddisfatto buona parte delle programmazioni ministeriali riguardanti l’ambito scientifico!
Ma soprattutto avremmo sostenuto e alimentato quella curiosità che sta alla base di tutti i saperi.
Non è un percorso semplice. E le domande che sorgono sono moltissime. A far più chiarezza, due dei maggiori siti italiani sull’argomento http://www.edupar.it e http://www.laifitalia.it
Homeschooling non vuol dire tagliare le gambe alla socializzazione dei nostri figli e non corrisponde al desiderio di tenerli al sicuro nel nido il più a lungo possibile, anzi! Si tratta di ripensare completamente il proprio stile di vita familiare mettendosi costantemente in discussione.
Articolo scritto in collaborazione con Giulia Lo Porto.
