
Accade spesso che nei confronti dei bambini nasca quello che definirei, da parte dell’adulto, un “gioco di potere”.
È quel se ipotetico, quel ricatto morale o affettivo o di volontà dal quale bisogna rifuggire, fermarsi.
“Se starai buono, ti porterò al parco”, “Se farai come dico, avrai i tuoi giochi”, “Se non mi dai un bacio, non ti vorrò più bene”.
Dietro frasi come queste non emerge nessuna sana relazione affettiva.
Il ricatto emotivo nei confronti dei bambini è una forma di manipolazione che preclude ogni possibilità di scelta.
Purtroppo è una pratica molto comune impiegata quotidianamente nell’educazione di molti bambini.
La leva che muove l’ubbidienza è il senso di colpa, la minaccia, o l’ottenimento di un bene che però ha un prezzo.
Il ricatto è una forma di manipolazione che viene appresa come comportamento, e i bambini possono quindi avvalersene fin da subito o nel futuro che li aspetta. Diverrà anzi una certezza relazionare; la principale modalità d’ottenimento e l’idea che valga anche con i sentimenti.
Dire ai propri figli, attraverso i sé ipotetici, cosa fare e come farlo, riduce al minimo le loro capacità decisionali, creando le condizioni perfette affinché si ribellino e non possano raggiungere una propria indipendenza.
Il ricatto emotivo nei confronti dei bambini è una forma di manipolazione che preclude ogni possibilità di scelta. Forse ci obbediranno, ma probabilmente questa strategia ben presto perderà di efficacia e ci si ritorcerà contro, o peggio, come dicavamo prima, diverrà parte del loro percepire il mondo.
Da un ricatto difficilmente potrà nascere qualcosa di positivo; è piuttosto possibile che i bambini maturino un risentimento a cui non sapranno dare una spiegazione, destinato ad aumentare col passare del tempo.
I bambini sono in grado di capire quando qualcuno cerca di manipolarli molto prima di quanto ci piaccia credere. E a nessuno piace essere manipolato. Proprio per questo potrebbero iniziare a considerare le persone che li ricattano come una minaccia, individui con cui non vogliono avere niente a che fare perché non trasmettono loro sensazioni positive.
Questa non è la strada per un sano percorso educativo.
Ricordiamo che il motore che muove il mondo fonda sull’affettività.
Possiamo aiutare i bambini e noi stessi ad osservare il mondo partecipando in maniera attiva, raccontando loro le conseguenze delle azioni, la causa-effetto di ogni agire, anche e soprattutto quella legata alle emozioni altrui. Sperimentare fa parte del processo evolutivo dei bambini.
Aiutiamoli a comprendere da soli con la chiarezza dovuta.
“Vorrei un bacio da te, perché io e te ci vogliamo bene”.