Una mamma non andrebbe lasciata mai “sola”. Equilibri precari ai tempi del Covid

In queste settimane di quarantena tutte le nostre abitudini sono cambiate. Le famiglie hanno dovuto trovare un nuovo equilibrio e le mamme, in particolare, assumere ruoli differenti tra le mura di casa, facendo fronte alle esigenze dei più piccoli oltre che ai propri compiti professionali.

Illustrazione: The_best artist

Un’impresa quotidiana che già di per sé basterebbe a smuovere convinzioni alle quali credevamo saldamente, già qualche mese fa.

Tutto questo stare rinchiusi, in costante condivisione di tempi e spazi, ha creato necessità particolari che mal coincidono con il ruolo materno.

Per chi ha continuato a lavorare da casa, in smart working (il lavoro non è mai andato incontro all’infanzia, bensì viceversa) è emerso un velato senso di colpa, di divisione.

Intanto che impegni tutta te stessa nel lavoro, nello studio o in formazione, ecco che i tuoi figli chiedono di te. Non tralasci nulla e intanto con il corpo e con il cuore ti prendi cura di loro; sempre meno di te stessa. Li rassicuri e contieni, ma non puoi includerli in quel mondo che non è fatto per essere condiviso (unico spazio che riesce ancora a tenerti ancorata al mondo esterno).

Per quanto tu possa amare le stanze delle tua casa, quell’altra e virtuale ti è necessaria.

Il mondo del lavoro non ammette scivoloni; sei dentro o sei fuori.

Sono tanti gli esempi di madri che rinunciano al proprio lavoro. Ciò avviene adesso, ed è avvenuto anche prima che questa emergenza comparisse nella nostra realtà; ma è con oggi che forse tutto emerge in maniera più evidente.

È davvero faticoso assumere un doppio ruolo.

Se eri tra le fortunate di ieri, magari lavoravi poche ore al giorno, giusto il tempo che tuo figlio, o i tuoi figli, trascorrevano al nido; il resto della giornata era per loro.

E oggi?

L’aspetto che ci lega al desiderio di non essere “tutta o solo mamma” (perché non accade nulla se diciamo a noi stesse che parte della nostra vita non vogliamo e non possiamo dividerla con nessuno), quell’idea di noi stesse che abbiamo conquistato e che vogliamo tenere salda, oggi è ammessa fra le mura domestiche e mal concilianti in entrambe le direzioni: mamma-professionista e professionista-mamma.

Tornare alla propria postazione virtuale di lavoro acuisce la sensazione di perdere parte nel ruolo domestico, materno, ma anche e soprattutto che la nostra professione in veste mamma non abbia un futuro roseo.

Soddisfare ogni giorno le esigenze fisiche ed emotive dei bambini non è cosa da poco; ricorda l’essere sempre in costante equilibrio tra un’idea e la sua realizzazione. Sembra talvolta scontato ma non lo è.

L’impegno di una mamma è totale, specie se si affronta in gran parte senza deleghe. I bambini richiedono la totalità in ogni aspetto, in ogni espressione, sempre. I bambini sono avidi d’amore. E proprio questa totalità ci svilisce, così come ci inorgoglisce.

La maternità svela aspetti di noi che prima sconoscevamo, ecco perché andava scissa dalla professione: per tutela.

Le mamme, un tempo, e forse in alcuni luoghi ancora oggi, non venivano mai lasciate sole.

Oggi questa situazione di distanziamento sociale sta ribaltando ogni rete di sostegno.

Si apre così una spirale di solitudine, quella che assilla la mente delle mamme e ancor più delle neo mamme, fagocitate dal desiderio di attenzioni del proprio bambino, e ancora e comunque impegnate nella loro professione; e di loro stesse neppure più l’ombra.

Il mio pensiero, oggi, è proprio rivolto a loro.

Una madre non andrebbe mai lasciata sola.