Madri e figli (maschi)

Come più volte abbiamo scritto negli articoli di questo blog , la crescita di un figlio, oggi, non è certamente tra le imprese più semplici.

Esistono differenze nel crescere un figlio maschio o una figlia femmina? 

Qualche breve spunto di riflessione.
Esistono differenze sostanziali nella crescita e educazione d’un figlio maschio e d’una figlia femmina . 

Fin dagli albori della psicoanalisi, la figura materna è stata spesso inquisita, valutata, monitorata e talvolta messa al rogo in quanto possibile fautrice dei mali dei figli e del mondo.
Crescere un figlio maschio
Si dice che i maschietti rispetto alle femminucce siano più mammoni e coccoloni. 

Legati in modo viscerale a chi li ha tenuti in grembo per mesi, in modo atavico si ritrovano a ricercare quel contatto fisico che li riporta ad assaporare in maniera tattile quel grembo che per lunghi mesi li ha cullati. 

In un esperimento antropologico trasmesso dall’emittente Sky, sono stati messi singolarmente bambini maschi e femmine di circa 3 anni in una stanza separata in due da un basso muretto e al di là di questo le varie madri, le quali, soltanto a comando dell’autore abbandonavano la sala lasciando ogni figlio solo. Si è così constato come il maschietto, a differenza della femminuccia, non si limiti unicamente a piangere chiamando la mamma, ma ingegni un modo per raggiungerla provando a scavalcare il divisorio. Questo esperimento oltre a dimostrare la significativa disuguaglianza comportamentale fra i due sessi sin da piccoli, evidenzia anche un attaccamento alla madre differente fra le bambine e i bambini che risulterebbero esser maggiormente mammoni.
Un figlio mammone
Il mammone è un uomo “anagraficamente adulto” che ha però mantenuto un rapporto intenso e soprattutto fusionale con la propria madre, improntato ad un’estrema complicità.

Quest’uomo, solitamente, anche se innamorato della persona che ha scelto per lui ,continua a ricercare l’approvazione della madre quando si trova a compiere una scelta, oppure può sentire la necessità di riferirsi a lei per ogni dubbio e di raccontarle della sua vita, di lamentarsi delle incomprensioni con la propria compagna e così via, mantenendo in vita e nutrendo il famigerato “cordone ombelicale”.
La madre è la prima figura di riferimento per la crescita d’un figlio. Nella crescita dei propri figli , utilizza differenti modelli identificativi, a seconda se si tratta di un figlio maschio o di una femmina.

La figura materna, sin dalla nascita e per tutto il percorso di vita della figlia femmina, diventa il modello da imitare, nel quale la bambina può identificarsi. 

Immaginare attraverso di lei chi può diventare da grande, ovviamente parliamo sempre di rapporti sani ed equilibrati, all’interno dei quali la bambina trova nella madre un modello da perseguire lungo la sua crescita .

Il figlio maschio, è amato tanto quanto la figlia femmina, ma spesso all’ interno dello stesso sentimento, cambia la modalità d’amare, il modo di porsi e interagire. 

Una strategia vincente e ago della bilancia nell’educazione è la figura paterna che non va screditata a vantaggio di quella materna , ne viceversa.

La figura paterna dovrebbe avere tempo, spazio ed una ritrovata identità maschile, senza entrare in conflitto e competizione con quella materna.

La madre invece dovrebbe desiderare che il figlio maschio non si adegui alla sua identità, ma ne trovi un’altra, diversa, maschile, mediante il rapporto con il genitore omologo: il padre.

Staccare dunque quel cordone ombelicale, affinché il figlio maschio diventi autonomo ed adulto; una “mamma chioccia”, iper-presente, iper-protettiva e sostitutiva dei bisogni del figlio, lo danneggerà e gli impedirà di crescere adeguatamente.

Se un uomo ha avuto un buon rapporto con la madre, probabilmente sarà capace di stabilire un buon rapporto anche con la propria fidanzata/moglie . 

Lettura consigliata:

Figlio di sua madre