Dalla parte dei papà

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“Abbiamo avuto il nostro bambino e…tutto è cambiato”.

“Mia moglie stravede per il suo bambino…però noi, non esistiamo più”.

Quante volte abbiamo sentito tali affermazioni da parte dei neo papà che, per paura d’essere posti sotto giudizio, spesso confessarono (solo dopo anni e fuori dalle mura domestiche) le loro irrisolvibili frustrazioni ed i sentimenti d’amore-odio per una condizione che prese il sopravvento?
Molte, moltissime volte.
Come abbiamo visto negli scorsi post, diventare genitori modifica la nostra vita, le nostre buone e talune volte cattive abitudini, ma chi subisce in misura maggiore il cambiamento, paiono essere proprio i papà.
Da un punto di vista coniugale i più insoddisfatti sono proprio loro.
Il passaggio non è indolore. Ciò che viene a turbarsi è la vita di coppia.
La letteratura in merito, è piena di chiarimenti che illustrano come la nascita rappresenti uno degli eventi più traumatici che i genitori possano attraversare nell’arco della loro vita.
I sentimenti che si susseguono variano dall’aggressività al senso di solitudine, dalla stanchezza allo sconforto; contornati dalle ore di sonno perse e dai continui risvegli notturni che minano il sistema nervoso.
Si vivrà allora quel “sentirsi in gabbia” alternato al “sentirsi in colpa”, soprattutto quando i sentimenti che si avvertono sono tanto diversi da quelli sognati e desiderati.
È frequente una profonda insoddisfazione post nascita vissuta nel segreto della propria anima.
Si smette di chiedere a quella che fu un tempo solo moglie e compagna, orientata oramai verso l’unica argomentazione valida che riesce ad esprimere:
“È così piccolo/a, vuole stare solo con me”, spesso neppure rivolgendo all’uomo uno sguardo d’approvazione.
Non sarà difficile, a questo punto, che il rapporto di coppia sfoci in una rottura, una separazione, un tradimento.
Una spalla su cui piangere si trova sempre, a meno di affrontarsi ribadendosi quali coppia.

Ci sono fattori che determinano il crollo della soddisfazione affettiva e che mettono a rischio quindi la coppia; fra questi:
– i “non detti”.
– Gli atteggiamenti negativi del neo papà nei confronti della moglie che intanto vive un rapporto d’esclusività con il proprio bambino, estromettendo troppo spesso il padre da compiti e routine quotidiane.
– La delusione nei confronti della quotidianità di coppia , percepita come noiosa , poco erotica , faticosa.
– La percezione di una vita troppo caotica.

I punti di forza e di cambiamento:

Non tutto é perso e pochi accorgimenti potrebbero aiutare a risalire dal baratro che sembra più profondo del previsto .
mantenere uno spazio riservato alla coppia (almeno una sera la settimana, con l’aiuto di un familiare che badi al piccolo).
la neo mamma dovrebbe evitare di fare “coppia fissa” con il figlio, mantenendo una giusta attenzione anche nei confronti del partner di modo da coinvolgerlo e non escluderlo .
più importante di tutto è comunicare e parlare di ciò che si prova poiché non esistono emozioni negative o positive ma soltanto emozioni.

Nel mio lavoro e nella mia vita chiacchierare con i papà ha molto spesso confermato la consapevolezza del ruolo del padre, la sua competenza nei confronti del neonato, la voglia di prendersi cura del figlio senza delegare alcuno, il desiderio di protagonismo al fianco della madre.
Ció che ne emerge sono spesso emozioni forti, desiderio di contatto fisico col neonato, sentimenti di protezione, felicità e tenerezza alla vista della prima poppata che mostrano un padre consapevole delle emozioni suscitate dall’esperienza della nascita, disponibile a partecipare all’accudimento fin dai primi momenti dopo il parto.

Dunque oggi, dalla parte dei papà!

Di quei papà presenti e troppo spesso oscurati da madri e ménage famigliare ingombrati.

Lasciare spazio è un gesto di maturità.
I figli non sono prerogativa delle sole madri , altrimenti si potrebbe facilmente fare a meno della figura paterna improntando una vita ed una educazione in un solo senso.
Si ricorda poi che i figli, tutti, appartengono al mondo e noi tutti si è chiamati a loro.

Mi congedo prendendo in prestito un pensiero che mi è caro:

“I figli sono piccoli una sola volta e questo momento di profonda beltà non tornerà mai più”.